Cari amici lettori,

oggi noi ragazzi di 2°B vi racconteremo un percorso speciale, che tratta del bullismo, che ci ha accompagnati nelle ore di Italiano delle ultime settimane.

Per voi che cos’è il bullismo?

Per noi possiamo parlare di bullismo quando siamo di fronte a un abuso di potere in cui si manifestano dei comportamenti di prepotenza fisica e/o psicologica in modo ripetuto e continuato nel tempo a danno sempre dello stesso ragazzo da parte di un coetaneo. Spesso chi subisce non è in grado di difendersi da solo.

In classe abbiamo visto due video che trattano questo tema. Il primo https://www.youtube.com/watch?v=hUIwW2gpw6c) parla di un ragazzo di nome Gaetano, che subisce atti di bullismo psicologici da parte dei compagni che lo chiamano con nomignoli irritanti ed offensivi. Nel video Gaetano si mostra felice e sorridente agli occhi degli altri quando in realtà dentro di sé è triste.  Il secondo http://(https://www.youtube.com/watch?v=Ia2uT8n6lI) presenta un monologo recitato da Paola Cortellesi intitolato “Mi chiamo Giancarlo Catino” e parla della vita di Giancarlo, bullizzato fisicamente e psicologicamente dalle elementari fino alle superiori.

Dal dibattito nato in classe, è emerso che l’avvenimento più sconvolgente del secondo video è che Giancarlo quando inizia le medie, a 11 anni, viene chiamato anche con soprannomi offensivi  riferiti al suo aspetto fisico e per questo, alcune sere, si affaccia alla finestra e immagina di  volare via per sempre per fuggire dai suoi problemi.

Abbiamo quindi capito, quanto anche le parole possano ferire.

Per questo, nelle lezioni successive abbiamo fatto un lavoro di gruppo sui diversi ruoli dei personaggi coinvolti in un atto di bullismo (bullo, vittima, spettatori e complici del bullo) rappresentando su cartelloni  disegni, parole chiave, simboli che inquadrassero l’aspetto interiore ed esteriore dei vari soggetti e abbiamo proposto slogan per combattere questi comportamenti negativi o poco efficaci. Abbiamo riflettuto sul fatto che i genitori spesso intervengono quando l’abuso sulla vittima è di tipo fisico, come una ferita o un livido, mentre intervengono di meno quando l’atto è di tipo psicologico, perché è meno evidente all’apparenza.

Infine, come conclusione del progetto, abbiamo svolto un testo narrativo su questo tema, inventando una storia partendo da un incipit fornito dal professore.

 

 

 

 

Nicolò e Filippo di 2°B